Massaggio Aromaterapico

        
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Storia

La Fitoterapia, e con essa l'Aromaterapia, è di origini antichissime, quasi quanto l'uomo.
Innanzi tutto dobbiamo pensare che l'uomo da sempre utilizza le piante, inizialmente le usò come cibo e poi di conseguenza ne scoprì le caratteristiche medicamentose; da sempre l'uomo è legato al mondo vegetale e quindi alla Natura.
Nell'antichità niente era più naturale che usare le stesse piante e le pietre per la cura, era quanto di più semplice e disponibile ci fosse. In alcune culture uomini dotati di una sensibilità particolare, cominciarono a descrivere le proprietà curative delle piante, cercando di risolvere con esse i problemi di salute che andavano presentandosi di giorno in giorno. In India per esempio, questi uomini, chiamati Rishi, riuscivano a comprendere le proprietà delle piante e a usarle in sapienti miscele. Altre culture, quali Egitto e Cina, raggiunsero un buon livello nell'uso delle piante. All'antica civiltà egizia appartengono i manoscritti di papiro risalenti al regno di Khufu, attorno al 2800 a.C., che registrano l'uso di molte erbe medicinali, mentre un altro papiro scritto intorno al 2000 a.C. parla di "delicati oli e profumi scelti, e l'incenso dei templi, grazie ai quali ogni dio viene allietato". Gommoresine e oli aromatici quali il cedro e la mirra venuvano utilizzati nelle operazioni di imbalsamazione.
Gli egizi furono dei veri esperti nell'arte cosmetica, e rinomate erano le loro preparazioni di erbe e i loro oli vegetali. Uno di questi rimedi, noto col nome di "kyphi", era una mistura di sedici ingredienti diversi che poteva essere utilizzata come incenso o come profumo, oppure poteva essere assunta per via interna come farmaco. Era reputato un rimedio antisettico, balsamico, calmante e un antidoto contro i veleni, in grado secondo Plutarco, di indurre il sonno, dissipare l'ansia e rasserenare i sogni.
Quando gli ebrei iniziarono il loro esodo dall'Egitto verso Israele, attorno al 1240 a.C., portarono con se molte gommoresine ed oli preziosi, insieme alle conoscenze in merito al loro uso. Durante il viaggio, secondo quanto si afferma nel Libro Dell'Esodo, il Signore trasmise a Mosé la formula per preparare un unguento oleoso con ingredienti quali mirra, cannella, calamo aromatico, cannella cassia e olio d'oliva. Questo olio santo fu usato per consacrare Aronne e i suoi figli al sacerdozio, cerimonia che si perpetuò poi di generazione in generazione.
Dagli egiziani impararono molto soprattutto i greci; Erodoto e Democrate, che visitarono l'Egitto nel Quinto secolo a.C., trasmisero poi quanto appreso in materia di profumeria e terapeutica naturale.
Nel mondo greco si palesò presto l'interesse per la medicina naturale, con Ippocrate (466-377 a.C.) che descrisse nel Corpus Hippocraticum il rimedio vegetale per ogni malattia conosciuta, oltre alla relativa terapia. Un secolo dopo, Teofrasto (300 a.C.) compose un vero e proprio trattato di botanica. Dioscoride, nel 50 d.C. compose il "De Materia Medica" comprendendo le proprietà terapeutiche di circa seicento piante; e Galeno (131-201 d.C.) sviluppò un sistema d'uso delle piante che ancora oggi viene chiamato "farmacia Galenica".
La tradizione erboristica riprese grande forza in epoca medievale, in cui soprattutto i monaci benedettini tennero orti coltivando le piante medicinali, i cosidetti "giardini dei semplici". Con Carlo Magno (812 d.C.) iniziò un periodo di attenzione per le risorse naturali. In Arabia un medico ed un letterato di straordinario talento, Avicenna (980-1037 d.C.) scrisse nel corso della sua vita più di cento libri, uno dei quali interamente dedicato al fiore più apprezzato dell'Islam, la rosa. Tra le sue scoperte, gli è stata attribuita l'invenzione del serpentino refrigerante, che segnò un grande passo avanti nell'arte della distillazione di oli essenziali puri ed acque aromatiche.
Più tardi troviamo una famosa interprete dell'erboristeria dell'epoca, Santa Ildegarda (1099-1179 d.C.), esperta di scienze naturali e medicina che nei suoi trattati tra i quali "Physica" vengono descritte le proprietà curative di erbe, alimenti e pietre.
Durante il Rinascimento queste pratiche andarono a mescolarsi con le ricerche alchemiche. In particolare l'Aromaterapia trova innumerevoli punti di contatto con quelle pratiche, in quanto la distillazione dell'essenza, anche per il suo processo chimico, ricorda la distillazione della quintessenza, dell'oro alchemico.
Per gli antichi l'uso di ogni pianta non era solo l'uso delle sue proprietà, ma anche un cosciente ricorso alle risorse della sua "anima". Nella tradizione Druica, viva ancora ai nostri giorni, gli elementi naturali, quali piante ed alberi, hanno un significato mistico oltre che terapeutico.
Così Paracelso (1493-1541 d.C.) cercò di distillare "l'anima" delle piante, cercando di identificarne anche le affinità a gruppi, per darne una classificazione. I processi alchemici erano intesi come ricerca interiore, come produzione attraverso esatti processi di una materia che avrebbe costituito la prova che chi creava aveva raggiunto la comprensione delle leggi del creato. Il procedimento alchemico si svolgeva su due piani, quello esteriore, affine ad un processo chimico, ed uno interiore, quello della preparazione dell'alchimidta stesso. Egli infatti sarebbe riuscito a creare "l'oro" solamente quando tale qualità si fosse sviluppata nella sua interiorità, intendo con oro, lo sviluppo delle virtù, della conoscenza, della saggezza, e l'Illiminazione. In questo senso anche la produzione di preparati fitoterapici assumeva un senso simbolico, cercando di estrarre dalla pianta, oltre alle sue proprietà fisiche, anche le sue caratteristiche "sottili".
Nel Rinascimento nacquero gli orti botanici; e con lo sviluppo dei commerci l'Europa conobbe innumerevoli nuove piante, che botanici esperti cercarono di classificare (in particolare quelli della scuola di Montpellier, in Francia). Arriviamo così al botanico forse più famoso, Carlo Linneo che nel 1735, nel Systema Naturae, classificò il regno vegetale così accuratamente che il suo metodo venne conservato e successivamente arricchito. Nel 1900 gli studi relativi alla fitoterapia e con essa l'aromaterapia diventano sempre più ampi.
Nel 1975, tuttavia, il Dott. Paolo Rovesti guidò una spedizione archeologica in Pakistan allo scopo di investigare l'antica civiltà della valle dell'Indo, scoprendo nel Museo di Taxila, ai piedi dell'Himalaia, un apparecchio di distillazione in terracotta perfettamente conservata. La presenza di contenitori per profumi dello stesso periodo, intorno al 3000 a.C., in esposizione nello stesso museo, era una ulteriore conferma dell'uso dell'apparecchiatura per la distillazione di oli aromatici.

Principi

Le essenze vengono preparate partendo da materie prime quali corteccia, fiori, foglie, parte erbacea e radice. Vi sono due metodi di estrazione: attraverso la distillazione in corrente di vapore, ad acqua o secca, che estrae l'olio essenziale, e successivamente acqua e olio vengono separati attraverso una apposita beuta, mentre quelli ricavati dal genere Citrus (arancio, limone, bergamotto, pompelmo, etc.) sono ottenuti per spremitura o pressione. Ma la distillazione è un procedimento estrattivo che fornisce una resa molto bassa. Basti dire che occorrono 200 kg. di fiori freschi di Lavanda per ottenere 1kg. del corrispondente olio essenziale.
Con la moderna chimica e con i processi di sintesi, alcune proprietà delle piante vengono riprodotte in laboratorio. La pianta, però, conserva una caratteristica peculiare, che è quella di avere un "bouquet" di componenti, che sinteticamente risultano difficili da riprodurre. Per questo, per esempio, riprodurre in laboratorio gli oli essenziali mantenendone inalterate le proprietà è impossibile. Se ne può estrarre una componente e riproporla, ma non riprodurre l'intero "ecosistema" della pianta.
Un elemento imprescindibile in questo campo è la qualità. Essa infatti determina totalmente il risultato finale che vogliamo ottenere con le preparazioni. In particolare in aromaterapia, viene posta grande attenzione a tutto il processo di creazione, dalla raccolta della pianta, alla sua successiva distillazione. I principi attivi vengono conservati solo se vengono rispettate il più possibile le caratteristiche di ogni pianta. Da questo punto di vista, l'ambiente, la tipologia di produzione, il raccolto e la successiva trasformazione sono tutti elementi dominanti.
Una volta prodotta l'essenza, essa è un vero e proprio rimedio, che va usato con consapevolezza. A volte, la loro apparente poca efficacia è dovuta non ad una reale inutilità, quanto al nostro indice di intossicazione, che non ci permette di sentirne immediatamente i benefici, anche se i principi attivi lavorano dentro di noi. Una cosa da ricordare è che ognuno di noi ha una propria specificità e quindi reagirà in modo diverso ai preparati.

Effetti

Gli usi possibili dell'aromaterapia sono molteplici, ma le vie preferenziali di contatto sono due: quella olfattiva e quella dermica.
In questo modo infatti gli oli essenziali entrano in circolo nel corpo, attraverso la respirazione, veicolati nei polmoni, quindi nei bronchi, si uniscono al sangue e raggiungono gli organi; attraverso la pelle, quindi linfa e sangue per arrivare agli organi, apportandone i benefici effetti. Notiamo anche che attraverso l'olfatto l'olio essenziale provoca una risposta del sistema nervoso, in particolare del sistema limbico, una delle primissime parti del cervello a formarsi nel corso dell'evoluzione umana e che controlla i ricordi, gli istinti e le funzioni vitali.
Inoltre dobbiamo tenere in considerazione che gli oli essenziali sono prodotti di altissima efficacia, quindi ne bastano dosi minime per avere un buon effetto.
Nel massaggio si scelgono gli oli essenziali adatti alle condizioni fisiche e al temperamento del paziente, che vengono poi uniti ad una base oleosa, quale ad esempio l'olio di mandorle dolci. Il contenuto di oli essenziali in una miscela dovrebbe collocarsi tra 1% ed il 3 %, a seconda del tipo di disturbo. Di norma affezioni fisiche quali reumatismi o dispepsia richiedono una concentrazione maggiore rispetto a stati più emotivi o di natura nervosa. In linea di massima, 20 gocce di olio essenziale equivalgono ad un millilitro, e quindi per preparare una miscela si possono seguire le seguenti proporzioni:
Olio essenziale 20-60 gocce - Olio di base 100 ml.
Olio essenziale   7-25 gocce - Olio di base 25 ml.

Controindicazioni

Vi sono delle precauzioni da prendere quando si utilizzano gli oli essenziali; in gravidanza è sconsigliato l'uso di: achillea, aneto, anice, basilico, canfora, cedro, cipresso, cisto, coriandolo, cumino, garofano, ginepro, issopo, maggiorana, mirra, noce moscata, origano, rosmarino, salvia sclarea, timo, verbena.
Esistono poi oli essenziali che possono provocare reazioni allergiche o irritazioni come: anice, finocchio, noce moscata, verbena, basilico, garofano, origano, agrumi in genere, cannella, lemongrass, rosmarino, cumino, menta, piperita, timo.
Gli oli essenziali fototossici sono: agrumi, achillea, angelica, finocchio, petit-grain, salvia, verbena.